giovedì 31 gennaio 2013

Un cieco vide l'infinito

Non è la notte a far buio,
non è l'estate a domar la frescura,
in alcuna forma si figura
negli occhi la luce,
solo sgomento. 

Sola, la lucciola 
vuole i colori,
e si dispera, 
ma fortunata,
gialla nel verde,
la bella di notte
poi trova.
Ma io, che pur mi dispero,
che pur vago quella linfa?

Ma stesso il sangue 
ha una sua armonia,
che se ti appoggi 
puoi sentire;

e se pur mi togli le tue note,
se pur mi lasci il mondo in dissolvenza, 
il mio allora, se riesci, attraversa,
e tutto, nel ciel tuo riversa;
né inizio né fine sono in me, 
ma so che sarò io per te
come un violinista sordo.

  Marc Chagall, Il violinista (1912-1913) 













lunedì 28 gennaio 2013

Chi eravamo?



Chi eravamo? Eravamo due o due forme di uno? Non lo sapevamo né ce lo chiedevamo: un sole vago doveva esserci, dato che nella foresta non era notte. Una vaga fine doveva esserci, dato che camminavamo. Un mondo qualsiasi doveva esserci, dato che c’era la foresta.
Noi, comunque, eravamo estranei a ciò che fosse o potesse essere, eterni camminatori all’unisono su foglie morte, ascoltatori anonimi e impossibili di foglie cadenti. Niente di più.


Il libro dell'inquietudine - Pessoa 



Gregory Myasoedov, Mattina d'autunno (1893)