giovedì 31 maggio 2012

A te, che mi ami


A te, che mi ami
che mi sai fragile,
che il mondo mi spezza
anche solo con la carta.

A te, che mi ami
che temi ch' io
sia vittima del mondo,
che salga su quel barcone
che non arriverà.

A te, che mi ami:

questo mondo
ho deciso di amarlo,
e il mio posto,
anche se affondo
devo cercarlo

il mio posto,
per rendere il mondo migliore.

                                                                                              Foto di Franco Cutroni


mercoledì 30 maggio 2012

Non Chiederci La Parola


Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato. 


Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!


Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


Montale - Ossi di seppia

domenica 27 maggio 2012

Alla ricerca di un po' di spazio


Se si è fortunati, già da piccoli si ha a casa una piccola biblioteca personale, costruita nel tempo dalla propria famiglia. Probabilmente, entrando nel salotto, al terzo ripiano di uno scaffale, troviamo quei libri grossi, un po’ pomposi, dalla copertina spessa e rigida, con un nome tutto dorato e vari ghirigori intorno. Più sotto ci sono le enciclopedie, loro si che sono esperte e saccenti, ti parlano del mondo, di come’ è fatta l’Africa, di quanti abitanti ha il Congo, e in quale anno l’Inghilterra ha litigato con la Francia. In un angolo del muro a destra, ci sono, tutti insieme su di una mensola, quelli bravi in medicina, mentre, appena un ripiano sopra, quelli dotti in economia. Cambiando stanza, magari in una camera da letto, possiamo entrare invece un po’ più nell’intimo. Appoggiato sul comodino c’è quell’autore particolare, di cui si conosce ogni segreto; nella libreria-armadietto, Wolfe critica tra un caso e l’altro e senza uscire dalle sue pagine, il vicino violinista; in basso, un paio di poesie da leggere insieme alla luna, e infine non mancano quei libri che mai si è riusciti a finire, e mai ci si riuscirà. Arriva poi un momento in cui si vuole partecipare alla formazione di questa biblioteca (quella esistente non ci basta più): una passeggiata in libreria, o ancora meglio , uno sguardo sulle bancarelle, ed ecco che, aggiungendo qualche volume qua e là, inizia l’avventura. Osserviamo le copertine  – le quali, checché se ne dica, un po’contano - l’anno dell’edizione, quale casa li ha prodotti, e se c’è il commento di qualche intellettuale. Una volta convinti, li inseriamo in qualche angolo di uno scaffale, cercando di non guastare l’armonia creata in base agli autori, alle tematiche e, se siamo in salotto, alle copertine. E così un po’ ne aggiungiamo, un po’ ne dimentichiamo. I libri assomigliano alle persone. Puoi trovare quel tale, un po’ pesante, un po’ complicato, che dopo venti pagine gli dici “basta! Che noia!”e magari perdi l’occasione di leggere qualcosa d’importante; qualcuno, consigliato da un amico, ti colpisce con quell’incipit promettente e poi si rivela una delusione; e poi ci sono quelli meravigliosi, che ti portano nel loro mondo incantato, ti fanno sognare, quelli che ti fanno piangere,  e quelli stupidi, che proprio non dicono nulla. Forse però leggere un libro è un po’ più semplice del conoscere una persona. Un libro è finito, è sempre lo stesso, se ha un finale triste sarà sempre triste. Oppure no? Non  è in realtà solo una parte del mondo di chi l’ha scritto, una piccola finestra sulla sua vita? In ogni caso entri nel suo mondo. E poi scegli se lasciargli spazio nel tuo, nella tua piccola biblioteca.


"È molto complicato questo fiore..."


"Avrei dovuto non ascoltarlo", mi confidò un giorno, "non bisogna mai ascoltare i fiori. Basta guardarli e respirarli. Il mio, profumava il mio pianeta, ma non sapevo rallegrarmene. Quella storia degli artigli, che mi aveva tanto raggelato, avrebbe dovuto intenerirmi." 
E mi confidò ancora:
 "Non ho saputo capire niente allora! Avrei dovuto giudicarlo dagli atti, non dalle parole. Mi profumava e mi illuminava. Non avrei mai dovuto venirmene via! Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie. I fiori sono così contraddittori! Ma ero troppo giovane per saperlo amare".

Antoine de Saint-Exupéry - Il Piccolo Principe

(Illustrazione dell'autore)

giovedì 10 maggio 2012

La panchina




Questa mattina, in un momento di stanchezza, mi siedo su di una panchina di legno piuttosto rovinata, con l’intenzione di riordinare i miei soliti pensieri. Mi accorgo che il ritmo del mio tempo è incredibilmente rallentato, mentre  intorno a me questo continua a correre, insieme ai piedi della gente. A destra un’ansiosa cinquantenne trascina con fatica le buste della spesa, probabilmente in ritardo per la preparazione del pranzo, poco lontano un ragazzino appena quindicenne compra frettolosamente le Marlboro, mentre un povero Pug cerca disperatamente di  resistere agli strattoni  del suo proprietario. Ma i personaggi dello scenario che incuriosiscono il mio sguardo cambiano rapidamente, ed ecco che la cinquantenne diventa una donna di trent’anni circa, dalla camminata particolarmente nervosa, dovuta forse ai tacchi troppo alti, o alla telefonata appena ricevuta, o magari a entrambe le cose, il quindicenne ora ha  i capelli bianchi e un paio di pensieri in più, e  il Pug diventa un pappagallino tutto colorato, compagno d’avventura di uno zingaro che cerca di vendere i suoi numeri fortunati. Così passano, rapidi, davanti agli occhi, scorci di vita un po’ dedotta e un po’ inventata, di tutte queste persone, suscitando in me riso e tristezza, quando all’improvviso mi rendo conto di essere diventata anch’io parte dello scenario di qualcuno. Di fronte a me, leggermente nascosta dal paraurti di una Volvo, c’è una seconda panchina, da cui, un’anziana signora, con una particolare dolcezza, mi rivolge un sorriso. Rimasta per qualche attimo interdetta, come se qualcuno avesse scoperto il mio simpatico gioco, ricambio il sorriso e riprendo la corsa della mia giornata.


         
Christian Boltanski, Les Murmures

domenica 6 maggio 2012


Appoggiata alla piccola finestrella della mia cucina osservavo, spensierata, uno dei tanti cataloghi di libri che, insistente, il Club degli Editori mi invia ogni mese, quando alzando gli occhi, vedo la mia nuova vicina di casa entrare con lo sguardo, quasi con il collo, in una delle stanze di casa mia, e ben coperta dalla tendina, cercare di soddisfare la curiosità dei suoi occhi per circa un quarto d’ora,  sicura di non poter essere vista. La scena era abbastanza divertente in quanto,  nei  pochi incontri precedenti,  questa simpatica vecchietta aveva sempre mantenuto un atteggiamento  altezzoso, un po’ arrogante, quasi come a voler mettere distanza  tra la sua persona e il suo purtroppo nuovo vicinato. Essendo usanza di tutti i piccoli paesi - e forse anche di quelli grandi – offrire, quando si condivide l’ingresso di un cortile con altre persone, un buon caffè al vicino appena trasferitosi, la signora Angela del piano sottostante, quello stesso giorno, con tanto amore e altrettanto veleno, aveva sistemato per bene due tazzine di caffè sul vassoio antico dell’ Ottocento, lucidato i cucchiaini appena sottratti all’argenteria, e piena di sé, bussato al campanello della nuova arrivata. La vecchietta aveva deciso però di iniziare il rapporto con il piede decisamente sbagliato, e di rifiutare il caffè. La signora Angela, incredula, aveva indugiato sulla soglia, e solo dopo un terzo tentativo  era riuscita a dar luogo alla frivola conversazione che dal mattino aveva già ben definito nei dettagli.
Insomma, stabilire un rapporto, anche se superficiale, con le persone, è un qualcosa di assai complicato, fatto di comprensione, di finzione, di regole e di estrema pazienza, e non ho potuto non fare un sospiro di sollievo nel pensare che in fondo,  non dovrebbero stupirmi tutte le difficoltà che incontro ogni volta che io provi a costruire qualcosa di vero con le persone intorno a me.


                                              

                                                                    Peter Fendi - Sneaking a peek