mercoledì 21 novembre 2012

Gli occhi dell'anima

Chiusi gli occhi, quelli che potevo chiudere. Lui è lì, davanti a me, vestito da amico. E' il vestito del padre che, prima di morire, l'aveva affidato all'amore del mio. E' lì, sento il suo sguardo, quegli occhi inquietanti, che senza muoversi scendono dai miei occhi al petto. Cresce la paura e la voglia di guardare altrove, di fuggire. No, non avrebbe vinto. E' il male intorno. Come una scenografia di una favola triste in cui il magico è ben descritto, ma tutto ciò che è reale è sfumato. Il bosco è un bosco incantato, la strada è una semplice strada. La porta, una porta, le mani delle mani. Gli occhi, quelli continuano a guardarmi ancora adesso. Nulla a che vedere con la realtà. Mi parla di tradire, di fare, di essere curiosa: "quanti anni hai quindici?io trenta...hai mai…?io si, l'ho fatto…prova..."; non abbasso lo sguardo, non seguo la sua mano salire sulla mia gamba. Non scappo, voglio capire quell'energia, nera, come il suo sorriso al mio bianco, deciso, rifiuto. Gentilmente mi lascia andare. 
Riaprii gli occhi, appoggiai la schiena alla colonna, un ragazzo mi fischiò dalla macchina, un altro più vecchio mi spogliò con lo sguardo. Richiusi gli occhi. Lui è lì. Mi ferma su una strada che è una strada. Dove non so più dirlo. Non ha i capelli, la pelle è pallida, gli occhi sorridono neri. "ti ho vista..si, si...sai dove ti ho vista? a San Leucio...si, si...in macchina, con un ragazzo..parlerò con tuo padre....ma..se invece...se vuoi...?ci sentiamo..?"Mio padre pregò il suo amico di perdonarlo, per quella promessa non più possibile, ma il vuoto lasciato dalla paura m'aveva ormai inghiottito. Riaprii gli occhi. Mi strinsi nel giubbino, guardai compiaciuta il mio riflesso nella vetrina, quando una ragazzina dai capelli rossi passò tra me e il mio riflesso. La cosa mi turbò. Quei capelli rossi coprivano un visino brutto e triste, anche gli occhi erano rossi e un po' gonfi. Iniziai a camminare, tenendomi sulla destra del marciapiede. Vagabondava nella mia direzione un altro ragazzino, alto e magro, pieno di capelli ricci che si univano a una fresca barbetta. Ordinai ai miei occhi di mostrarsi sensuali,per il gusto di essere guardata, per il gusto di compiacermi. Quello però guardò oltre, oltre le mie spalle, oltre la mia vita sottile, oltre i miei lunghi capelli neri, gli occhi arrossati, un po’ assenti, un po’ in ricerca di qualcuno. Improvvisamente il sole albeggiò in quelle pupille, le sopracciglia si addolcirono e le gambe prima di affrettare il passo si fermarono per un istante, insieme al cuore. Mi girai istintivamente e osservai la ragazza rossa. La vidi girare dietro la siepe, e vidi lui correrle dietro, sparendo entrambi dalla mia vista. Chiusi gli occhi, quelli che potevo chiudere. E non ci fu bisogno di vedere per capire quell'energia. Bianca, come ora il sorriso dei miei occhi. Un bianco vivo sorriso.

Modigliani - Ritratto di bambina

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